SCIENZA: GLI ORGANOIDI CEREBRALI PERSONALIZZATI POSSONO AIUTARE MOLTI DISTURBI MENTALI


I gruppi di cellule cerebrali cresciute dalle cellule staminali di due persone con una sindrome neurologica mostrano segni del disturbo. I risultati, pubblicati il ​​23 agosto su Nature Neuroscience, suggeriscono che gli organoidi cerebrali personalizzati potrebbero essere strumenti potenti per comprendere disturbi complessi.

I ricercatori sono ansiosi di creare organoidi cerebrali, cellule staminali umane persuase a diventare blob 3D di cellule cerebrali, a causa della loro capacità di imitare il cervello umano in laboratorio (SN: 20/02/18). Nello studio attuale, i ricercatori hanno coltivato due tipi di organoidi cerebrali. Un tipo, cresciuto da cellule staminali di persone sane, produceva una complessa attività elettrica che faceva eco alle onde cerebrali prodotte da un cervello a grandezza naturale. Queste onde, create dall'attivazione coordinata di molte cellule nervose, fanno parte del modo in cui il cervello mantiene in movimento le informazioni (SN: 13/03/18).

I ricercatori hanno anche coltivato organoidi utilizzando cellule di una donna di 25 anni e di una bambina di 5 anni con sindrome di Rett, un disturbo dello sviluppo caratterizzato da convulsioni, autismo e ritardi nello sviluppo. Si pensa che la sindrome di Rett sia causata da cambiamenti in un gene chiamato MECP2, mutazioni che anche gli organoidi cresciuti in laboratorio hanno portato.

Questi organoidi sembravano quelli cresciuti da persone sane, ma si comportavano in modo diverso in qualche modo. Le loro cellule nervose emettevano segnali troppo sincronizzati e meno vari. Alcune delle onde cerebrali prodotte da questi organoidi ricordano un cervello che ha un attacco, in cui un bolo di attività elettrica confonde il normale funzionamento del cervello.

Con gli organoidi portatori di mutazioni della sindrome di Rett, gli scienziati possono comprendere meglio la sindrome e persino iniziare a testare possibili trattamenti. Gli organoidi potrebbero fornire informazioni anche su altri disturbi, afferma il coautore Bennett Novitch, neuroscienziato dello sviluppo presso la David Geffen School of Medicine dell'UCLA. “Il lavoro su questo fronte è già in corso nei laboratori di tutto il mondo”.




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